Il Pnrr afferma che sono previsti 270 milioni di euro di prestiti per promuovere la sostenibilità ambientale delle aree portuali e renderle compatibili con i contesti urbani, anche con interventi di potenziamento dell’efficienza energetica e di sviluppo dell’uso di energie rinnovabili negli scali.
Il progetto “Porti Verdi” si svilupperà nell’area dei porti da nord d’Italia fino al sud Italia comprese le isole.
In base alla tabella del Recovery, entro la fine del 2022 dovrà iniziare l’assegnazione dei lavori, che secondo il Ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili, avverrà tramite gara e senza ricordo a partnership pubblico-private.
La fine dei lavori saranno previste entro la fine del 2024. L’obiettivo principale sarà quello di ridurre le emissioni annuali del 20% di CO2 nelle aree portuali interessate.
Saranno previste dal Fondo complementare un importo di 700 milioni per l’elettrificazione delle banchine (Cold Ironing), su cui comunque interviene anche il Piano che prevede una riforma per spingere questo tassello con la definizione e approvazione di procedure semplificate per realizzare infrastrutture dedicate alla fornitura di energia elettrica da terra alle navi durante la fase di ormeggio.
Un passaggio, quello normativo, su cui è al lavoro, insieme a Mims, anche Terna che si pone come soggetto attivo nel garantire l’infrastruttura di rete.
La società ha poi condotto numerosi studi su più di 35 porti italiani e ha concluso che gli interventi di sviluppo portati a compimento negli ultimi anni permettono di soddisfare il fabbisogno di energia richiesto per lo sviluppo del Cold Ironing.
Ci saranno anche 800 milioni dal Fondo complementare per il rinnovo delle flotte con navi sostenibili, alimentate con combustibili alternativi come il gas naturale liquefatto (Gnl), nonché due interventi per migliorare la sostenibilità complessiva dei porti: 1,47 miliardi per sviluppare l’accessibilità marittima e la resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici e 390 milioni per aumentare selettivamente la capacità portuale (innanzitutto negli scali di Venezia, La Spezia, Napoli e Cagliari).
E il primo dei due finanziamenti, che include 500 milioni per la nuova diga Foranea del Porto di Genova e 400 milioni per progetti di ammodernamento e sviluppo di quello di Trieste, dovrebbe servire anche a garantire la diffusione di sistemi di dragaggio dei fondali meno impattanti per l’ecosistema marino-costiero rispetto a quelli attualmente adottati per migliorare l’agibilità degli scali.
Uno di questi rinvia alla draga “ecologica” brevettata da Fincantieri che consente l’asportazione dei sedimenti senza contatto con il fondale e che garantisce un ridotto riverbero a livello ambientale. Un sistema che il gruppo utilizzerà, da luglio, nel Porto di Ravenna, dove si è aggiudicata lavori di escavo per circa 9 milioni di euro.